venerdì 12 settembre 2008

Considerando che mia madre non stava mai con le mani in mano ed era sempre occupata in qualche faccenda domestica, imagino che per lei, dopo un numero irragionevole di volte che la distoglievo dalle sue cose con quella stessa domanda, fosse una cosa da un lato fastidiosissima ma che, d'altra parte, la esonerava dal fatto di dover coattivamente partecipare ad altri giochi che non potevano essere giocati da soli.
Ero una bambina tranquilla, diciamo, mi si poteva non sentire per delle ore tanto mi piaceva giocare da sola, con l'abecedario. Ad ogni modo, va da sé, la statistica e il calcolo delle possibilità fecero la loro parte, e ci vollero parecchi tentativi e parecchi pomeriggi prima che infilassi una parola di senso compiuto... per lo meno in italiano si intende e non in ostrogoto, russo, o inglese, lingue che per mia madre erano tutte ugualmente incomprensibili. La prima parola fu ACETO. Me lo ricordo ancora perché ci fu un gran chiasso quella sera a casa, o così almeno mi sembrò, intorno a quel piccolo fatto che per me aveva il valore di una medaglia olimpica. Ce l'avevo fatta! Finalmente anche io avevo i potere di FARE LE PAROLE. Mi sembrò una cosa grandiosa, anche se ancora oggi mi chiedo perché.
Cioè, dico meglio, adesso lo so, credo di saperlo, ma quello che mi rimane di difficile comprensione è perché allora, non oggi, per la bambina di circa quattro anni che ero, fosse così entusiasmante fare le parole quando in realtà le parole già le facevo parlando (e quante ne sapevo fare!) e, di contro, non le avrei sapute né scrivere né leggere e, a ben vedere, non avrei saputo neppure ripetere l'unico esperimento riuscito: aceto.

Quello che era importante era LA PAROLA SCRITTA.
Certo non sapevo che i latini avessero diffuso nel mondo quel millenario motto: "Verba volant, scripta manent" e neppure di quante inutili parole parlate il mondo si desse pena di proferire quotidianamente, come fossero aria, aria soltanto, e non sforzo del pensiero che cerca e deve trovare le parole per esprimersi.
Meno che mai, a suffragio dell'importanza che le decretavo in maniera inspiegabile ma altrettanto SICURA, niente sapevo di libri e della loro importanza, la più grande eredità che l'umanità da millenni ha prodotto e produce e alla quale ognuno può, volendo, accedere e anche utilizzare, ascoltare e abusarne a proprio piacimento. C'è di tutto in fatto di libri, c'è stato di tutto nel corso della storia, anche se a me pare che il tutto che c'era prima fosse un po' meglio del tutto che c'è oggi, ma è vero anche che ogni nuova generazione, e tutte le generazioni sono state "ultime" prima di non esserlo più, hanno avuto il medesimo sospetto che io ho adesso.
Quindi, nessuna novità.
...Continua...

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